
PALERMO
La Procura di Palermo vuole sapere di più su Anis Amri, il tunisino ricercato per la strage di Berlino e apre una indagine conoscitiva, un “fascicolo di atti relativi” per passare sotto la lente d’ingrandimento il percorso carcerario nell’isola e il comportamento del 24enne che dal 2011 al 2015 è stato in diverse carceri siciliane. Gli accertamenti sono stati affidati alla Digos di Palermo. Un giovane Anis Amri ritenuto violento. Protagonista di atti vandalici, minacce, un atteggiamento che gli è costato oltre settanta giorni di isolamento, seppure ad oggi non sarebbero emersi elementi relativi a una sua radicalizzazione durante gli anni in carcere nell’isola. Era sbarcato a Lampedusa nel settembre 2011. Trasferito nel centro di accoglienza di Belpasso, in provincia di Catania, nell’ottobre dello stesso anno, con due connazionali, aveva appiccato un incendio alla struttura. Arrestato e condannato a 4 anni per danneggiamento, lesioni, minaccia e appropriazione indebita è stato nel carcere catanese di Piazza Lanza, poi passa al Bodenza di Enna e ancora al carcere di Sciacca, poi ad Agrigento e ancora al Pagliarelli di Palermo e infine all’Ucciardone sempre a Palermo, la sua ultima destinazione carceraria, fino al trasferimento al Cie di Caltanissetta, nel 2015. E proprio a causa del suo comportamento il 24 enne è stato trasferito così tante volte. Ammonizioni, richiami da parte della direzione del carcere, comportamenti offensivi, molesti, di sopraffazione, episodi di violenza: la sua storia carceraria in Sicilia è caratterizzata da un atteggiamento tutt’altro che sobrio e non è certo un caso che lo spostamento fu disposto “per gravi e comprovati motivi di sicurezza” come prevede l’art. 42 del l’ordinamento penitenziario.